Spero che Jiddu Krishnamurti non si rivolti nella tomba per questa mia sintesi della sua conferenza tenuta nel 1966. Per quale motivo meditare? Per cercare di restare giovani a lungo! Questo mi sembra un buon motivo. Cercare di mantenere la mente sempre fresca, giovane, chiara, decisa. (Il corpo segue ) Ci sono moltissimi metodi di meditazione, se ne comprendiamo uno, comprenderemo tutti i sistemi e le modalità di meditazione. Il punto centrale è se la mente possa ringiovanirsi, se possa diventare fresca, giovane, sicura. Il deterioramento esiste. E’ dovuto all’invecchiamento ed alle routine mentali che si ripetono sistematicamente. Se lo osservate come se si osservasse un albero, un tramonto, la luce sull’acqua, il profilo delle colline, osservandolo soltanto, osservando il processo di ciò che realmente accade in ciascuno di noi, allora cammineremo insieme. In ognuno di noi c’è una immagine di noi, degli altri, immagini che arrivano dall’esperienza, immagini che arrivano dai conflitti passati. Questa immagine si fa sempre più forte e sempre più cristallizzata, durante la nostra esistenza, e poi c’è la fine di tutto. Per me, la meditazione, è liberare la mente dal conosciuto. L’immagine è il noto, il conosciuto. Percepisco di avere un’immagine di me: sono questo e quello, sono un grand’uomo, o un piccolo uomo, sono famoso, oppure no. Mi rendo conto che l’immagine esiste, se veramente divento consapevole, attento, so che c’è quest’immagine, che si forma continuamente. L’osservatore che è conscio dell’immagine, di solito, si sente differente dall’immagine. L’osservatore poi comincia a dirsi che questa immagine è il fattore che causa il deterioramento, e quindi bisogna distruggere l’immagine per poter raggiungere i migliori risultati, per rendere la mente più giovane, fresca, e tutto il resto e allora si sforza, spiega, giustifica, oppure, si sforza di migliorare l’immagine. Lo sforzo, la lotta di qualsiasi genere, fisico e psicologico, come la competizione, l’ambizione, l’aggressività, la violenza, l’orgoglio, il risentimento accumulato, eccetera, sono fattori del deterioramento della mente. Quando ci si rende conto che l’osservatore è il costruttore di immagini, allora tutto il nostro processo del pensiero subisce un tremendo cambiamento. Finché il cervello, finché alla mente tutta, che comprende il cervello e il corpo, tutta la mente, funziona nel campo dell’immagine, che è il noto, di cui si può essere coscienti o no, in quel campo c’è il fattore del deterioramento. E allora sorge la domanda: è possibile svuotare la mente dal conosciuto? Questo svuotamento della mente è meditazione. Dobbiamo parlare della questione della meditazione, bisogna spiegarla un po’. I popoli asiatici sono condizionati da questa parola. Le cosiddette persone religiose, serie, sono condizionate da questa parola, perché attraverso la meditazione sperano di trovare qualcosa, qualcosa oltre la semplice esistenza quotidiana. E per trovarlo hanno vari sistemi, molto sottili, o molto rudi, come lo Zen. Inoltre, in questi i cosiddetti sistemi meditativi, c’è la concentrazione, fissare la mente su un’idea o un pensiero o un simbolo, e così via. E poi ci sono molte forme di stimolazione, tramite la volontà, lo sforzo, la concentrazione, tramite la determinazione, forzando, forzando, forzando. La ripetizione di parole, come nella religione, con quelle preghiere, che rendono la mente un po’ più calma; ovviamente si tratta di un inganno. Se continuate ripetere, ripetere, diventate ottusi, naturalmente vi addormentarne e pensate che la vostra mente sia molto tranquilla. Ma questa non è meditazione. Più pratichiamo una disciplina, più la mente diventa ottusa, meccanica. Un processo meccanico di routine rende la mente abbastanza tranquilla, ma non si tratta della quiete, della forte energia della comprensione. È possibile liberare la mente dal conosciuto, dal noto, dall’immagine, dalle routine? Questo non significa dimenticarsi la strada, per tornare alla casa dove vivo, con la tecnologia. Questa, naturalmente, dobbiamo averla, questa memoria è essenziale, altrimenti non potremmo vivere. Stiamo parlando di ciò che sta a livelli più profondi, il livello in cui l’immagine è sempre attiva, sempre in funzione. Svuotare la mente da ciò è meditazione. Posso comprendervi solo quando non ho nessuna immagine precostituita di voi. Tutte le nostre relazioni si basano su questo. Solo quando l’immagine non interferisce, immagine nel senso di conoscenza, pensiero, emozione, eccetera; quando non interferisce posso guardare, posso ascoltare, comprendere. È capitato a tutti quanti noi, improvvisamente, discutendo, litigando, puntualizzando, eccetera: all’improvviso la mente diventa quieta e dite: perbacco, ho capito. Questa comprensione è azione, non è un’idea. Stiamo parlando di una comprensione che è azione quando la mente è completamente quieta, in cui avviene una comprensione come azione. Perciò c’è comprensione e azione solo quando la mente è completamente quieta. Una tranquillità della mente non indotta da nessuna disciplina, da nessuno sforzo. Potete praticare la meditazione quando siete seduti in autobus, camminando per strada o lavando i piatti; la meditazione non ha niente a che fare con la respirazione e cose simili. Lo svuotamento della mente può solo avvenire, non verbalmente, solo quando l’osservatore osserva se stesso, cioè l’osservato. Tutto questo richiede attenzione, consapevolezza, una consapevolezza che non è concentrazione. Semplicemente osservare, senza giudicare. Il giudizio, la scelta, esiste solo quando c’è confusione, non quando c’è chiarezza. Perciò, la consapevolezza c’è soltanto quando non c’è giudizio, o quando siamo consapevoli delle scelte conflittuali, dei desideri conflittuali, delle tensioni, osservando semplicemente tutto ciò, sapendo che l’osservatore è l’osservato. Perciò in questo processo c’è solo un osservare ciò che è. Ed è una cosa completamente diversa dalla concentrazione. Questa consapevolezza produce una qualità di attenzione in cui non c’è osservatore né osservato, questo svuotamento della mente, con tutte le esperienze passate, è meditazione. Ci può essere lo svuotamento di tutte le esperienze quando di ogni esperienza si diventa consapevoli, se ne vede il contenuto, senza giudizio, e quindi se ne va, svanisce. Non rimane traccia di quell’esperienza, come una ferita o qualcosa da ricordare, da riconoscere e trattenere. Quando la mente è completamente quieta, senza alcun tipo di suggestione, come l’ipnosi, o seguendo qualche metodo; quando la mente è completamente quieta, allora c’è una qualità e una diversa dimensione che il pensiero non può assolutamente immaginare. Perciò è al di là di ogni ricerca. Non c’è nessuna ricerca. È solo una mente ottusa, confusa che è sempre alla ricerca sperando di trovare. Quello che trova è il risultato della sua stessa confusione. Guardate, per favore, se comprendete una domanda le avete comprese tutte. Quello che conta in tutto questo, nel porre domande e nelle risposte, o nelle spiegazioni, è che la spiegazione non ha nessun valore. Quello che conta è come ponete la domanda e che cosa vi aspettate da quella domanda. Se fate attenzione a quello che domandate vedrete che la domanda trova la risposta senza alcuna difficoltà. Perciò non c’è nessun insegnante, voi siete tutto, insegnante, allievo, tutto. ————————————- Commento di LTz.L’autorevole opinione di J.Krishnamurti è radicale: non è necessario alcun insegnante, metodo, convincimento; anzi, sono controproducenti. E’ sufficiente fare attenzione a dove si dirige spontaneamente l’attenzione per meditare. Altri pensatori, pure autorevoli, la pensano in maniera diversa: metodi ed insegnanti sono indispensabili, o quantomeno utili; Osho ne aveva messo a punto un centinaio. A me sembra saggio quanto segue, che ho tratto da un libretto che ho letto e che, per quel che è la mia modesta esperienza, condivido. Sii semplicemente consapevole: renditi conto di ciò che si muove in te, osserva con distacco gli impulsi e il meccanismo delle reazioni senza modificare nulla. Non c’è nulla da fare intenzionalmente, basta mantenere un certo distacco, lasciare che le proprie fissazioni mentali si dissolvono spontaneamente come le onde: “senza pensare, immaginare, esaminare, giudicare, meditare, agire, sperare e temere”. Studia pure qualsiasi visione del mondo, se ne senti il bisogno, ma non assolutizzarne nessuna perché un sistema di pensiero rigido e fisso è sempre limitato. Prova pure varie tecniche di meditazione, se ciò serve alla tua crescita, ma non ti fermare alle loro esperienze limitate. La meditazione finale non è fissarsi su qualche esperienza meditativa: però, se ti aggrappi anche alla non meditazione, hai eretto una nuova barriera. Adotta pure delle regole, se ti pare che possano esserti utili, ma non restarne intrappolato. La vera purezza è un atteggiamento interiore; però non trasgredire la legge, rispetta i costumi degli altri e adottali liberamente se le circostanze lo richiedono e ciò non danneggia nessuno. Persegui pure i tuoi obiettivi, se ci sembrano nobili e giusti, ma ricordati che la tensione psichica è una malattia. Se hai successo non vantartene, se non c’è o lo perdi non abbatterti. Se ti aspetti che gli altri vivano come te, non hai ancora capito che ognuno deve suonare la propria parte nella grande orchestra della vita. Poiché ciò che pensiamo essere la realtà è solo un’illusione, ha poco senso affezionarci alle nostre convinzioni. La cosa più difficile, è quella apparentemente più facile, che vien spesso trascurata: mantenere un atteggiamento sciolto e naturale, distaccato, neutrale, innocente, tollerante, sospendendo il giudizio. Perciò, trovo molto utili le varie tecniche di meditazione e la partecipazione ad un gruppo che Ti consenta di formarTi un’opinione libera, personale, autonoma ed indipendente di come gira il pianeta.